Chiesa di San Salvatore
di Le Castellet
1153
MESSE :
​
Inverno : 1ª domenica del mese alle 17:00.
Estate : 1ª domenica del mese alle 18:00.
Domeniche di luglio/agosto : 18:00.
Festa di San Chiaro : 1ª domenica di gennaio.
​
STORIA :
​
1. La chiesa :
​
Situata in piazza Campo di Battaglia, nel cuore del villaggio medievale, è una chiesa della fine dell’XI e dell’inizio del XII secolo, uno degli edifici meglio conservati del villaggio.
È costruita sulle rovine di una cappella. Ci sono voluti 133 anni per completarla, nel 1153. Fu allora consacrata dal Papa Eugenio III.
L’esterno è caratterizzato da un campanile a muro, con triplice arcatura, che si trova in diverse chiese religiose meridionali.
L’aspetto generale può sembrare “austero”, come quello del castello, le cui mura sono adiacenti alla chiesa. Ciò è dovuto alla presenza dei Templari, che disponevano degli edifici messi a disposizione dalla famiglia dei Baux, signori del castello, che allora dominavano la zona.
All’interno della chiesa si può ammirare il coro della vecchia navata romanica, con la sua volta a quarto di sfera e la sua campata ad arco acuto.
Diventata troppo piccola, la chiesa fu ampliata nel 1754, con la costruzione di una seconda navata e di una sagrestia, nonché l’apertura delle tre arcate.
La nuova navata fu edificata a scapito di un cimitero del XIV secolo, che fu ridotto prima di essere trasferito sul lato nord della chiesa. È in quello stesso anno che fu restaurato il portale d’ingresso romanico.
A sinistra della navata principale si può vedere una finestra murata durante la Rivoluzione Francese. Essa permetteva un tempo ai signori del castello di assistere alle funzioni.
La chiesa è stata iscritta all’Inventario supplementare dei Monumenti Storici nel 1939.
Il santo a essa associato è San Chiaro, abate di Vienne nell’Isère, patrono delle sarte e degli ottici, taumaturgo della vista.
Una messa in suo onore è celebrata ogni anno, la domenica che segue il giorno di Capodanno e vicino alla data di San Chiaro, celebrata il 2 gennaio.
Il castello, composto da due parti adiacenti, ricostruito in gran parte nel XIV o XV secolo, fu abitato dai signori fino alla Rivoluzione.
Dal 1969 ospita gli uffici del municipio.
​
2. Il Villaggio :
​
Alcuni secoli prima della nostra era, la regione era già abitata da popolazioni celtiche e liguri e il villaggio era situato, a sud, sulla collina chiamata “Château-Vieux”.
A partire dal I secolo, la conquista romana si manifestò su tutto il territorio, in particolare sulle alture della regione, dove stabilirono colonie per i loro soldati e costruirono accampamenti che furono abbandonati durante le invasioni barbariche e saracene. Si può vedere la base di un mausoleo romano nel quartiere di “Château-Vieux”.
I romani, vittoriosi nella Gallia, occuparono le città greche, tra cui Castellet, in latino “Castellum”. “Castellum”, nome latino derivato da “castrum” (fortezza), designa un castello. Ma “castrum” designa anche una città, così come “castellum” designa anche un villaggio di montagna.
Dopo la loro partenza, all’inizio dell’VIII secolo, il villaggio fu saccheggiato e incendiato dai saraceni e gli abitanti si dispersero...
Verso l’880 – gli abitanti tornarono a rifugiarsi sullo scosceso roccioso, che divenne l’attuale “Cas-Tellet”, dove trovarono i resti di una piccola fortezza romana, costruita su un oppidum ligure (fortificazione di tipo celtico generalmente situata in posizione elevata, protetta da fossati e usata come rifugio e luogo di incontro).
973 – Guglielmo I, governatore della Provenza, respinse i saraceni e divise – tra la Chiesa e i suoi compagni d’armi – le terre abbandonate. Il primo villaggio si raggruppò attorno al castello, sotto il regno di Pons-Mainier, visconte di Marsiglia, che divenne signore del Castellet. Fu l’inizio del feudalesimo in Provenza.
1030 – una carta menziona che il Vescovado di Marsiglia fece costruire la chiesa e il castello. La chiesa è orientata verso Gerusalemme.
1153 – l’esistenza della chiesa Saint-Sauveur, dell’XI secolo, è menzionata solo nel dicembre 1153. Ha come abside una torre romanica, illuminata da una profonda feritoia. Il primo arco della navata è romanico. I due successivi, del XII secolo, a sesto acuto, sono precursori dello stile gotico. Sopra il coro, a sinistra, un’apertura comunicava con il castello e serviva come tribuna al signore. Fu murata nel 1789. È posta sotto il titolo della “Trasfigurazione del Salvatore”, e diventerà più tardi la chiesa di San Chiaro di Vienne.
1156 – Raymond Geoffroy, successore di Pons-Mainier, cedette i suoi diritti all’abbazia di Saint-Victor di Marsiglia. Il villaggio era chiuso entro una cinta fortificata e il portale ogivale, dotato di saracinesca, ne difendeva l’ingresso.
1212 – la famiglia dei principi dei Baux accede al signoria. Iniziano allora quattro secoli di discordie tra la casa dei Baux e la casa di Provenza. Il signoria del Castellet fu messa a disposizione dei Templari, che ne godevano sotto il “dominio maggiore”. La tradizione vuole che abbiano ampliato la chiesa e il castello.
1262 – il villaggio passa alla Casa d’Angiò.
1314 – per processo, i Templari sono cacciati dal signoria del Castellet.
1369 – la chiesa e il castello furono parzialmente distrutti dagli uomini di La Cadière, ai quali la fortezza del Castellet “faceva ombra”.
1385 – a seguito della sottomissione di Barral des Baux a Carlo d’Angiò (nel 1262), la Casa dei Baux aveva recuperato una parte dei suoi domini e François des Baux fece restaurare la fortezza distrutta.
1437 – il villaggio è venduto da Renato d’Angiò a Carlo De Castillon, conte di Provenza, perché è “senza rimprovero”. Nato nel 1415 a Napoli (Italia) e morto il 4 gennaio 1461 ad Aubagne (13), all’età di 46 anni. Consigliere di Stato di Carlo VIII, consigliere e “maître rational” di Provenza, barone di Aubagne, diventa signore del Castellet. La famiglia De Castillon manterrà il castello per duecento anni.
1610 – la postierla, a sud-est, chiamata “le Portalet”, risale solo al 1610 e fu aperta alle sue dimensioni attuali nel 1754.
1629 – per alleanza, la famiglia De Castillon diventa De Lombard. Il castello fu dato in dote alla famiglia De Lombard, in occasione del matrimonio di Anne De Castillon con Vincent De Lombard. Furono allora effettuati lavori di ristrutturazione per renderlo abitabile. La famiglia De Lombard ne rimarrà proprietaria fino alla Rivoluzione nel 1790, data in cui emigrerà.
1680 – un orologio è installato sul campanile.
1754 – il “portalet” (datato 1610) è aperto alle sue dimensioni attuali. La chiesa, diventata troppo stretta, viene ampliata. L’orientamento è cambiato e due volte gotiche sono costruite. La navata laterale è costruita e la parte romanica della facciata, con un campanile a tre arcate, è sormontata da un piccolo campanile.
1789 – la Rivoluzione francese segna l’abolizione dei privilegi, i loro simboli cancellati. Gli stemmi e le merlature sono distrutti, la finestra signorile della chiesa è murata.
1790 – la famiglia De Lombard è costretta a emigrare.
1797 – il castello, divenuto bene nazionale, fu allora venduto in quattro parti, il 20 ottobre 1797.
1800 – tre anni dopo, il castello fu riacquistato da quattro abitanti di Beausset, che vi installarono un frantoio, una classe scolastica e due abitazioni.
1923 – il Castellet è sul punto di conoscere una svolta nella sua storia: un esperto, inviato dal sindaco, propone un piano di urbanizzazione per fare del Castellet una destinazione turistica, promuovendo la tranquillità e il riposo.
1926 – tre anni dopo, i lavori sono terminati: pittori, scultori e commercianti si installano all’interno delle mura del villaggio.
1939 – la chiesa, la facciata del castello e le mura sono iscritte all’inventario complementare dei Monumenti Storici.
1969 – da allora, il castello ospita gli uffici del municipio.
Oggi, il villaggio medievale del Castellet è una località turistica che ha saputo mantenere il suo fascino e la sua autenticità.
​
3. Lo Stemma del Castellet :
« D’oro a tre piante di giovabarba di verde, due in capo e una in punta ».
​
Nel 1696, Luigi XIV impose ai comuni di registrare le proprie armi nell’Armoriale Generale di Francia.
Le armi adottate dal Castellet sono quelle della famiglia Lombard, signora del villaggio.
Lo stemma è d’oro con tre piante di giovabarba di verde.
Lo sfondo dorato evoca il sole, la ricchezza; il verde della giovabarba è il colore della speranza e dell’abbondanza.
In seguito sarà modificato e sormontato da due torri merlate su un muro, definendo il rango amministrativo del villaggio.
È circondato da due rami d’ulivo, immagine di pace, forza e saggezza.
Il nome “giovabarba” viene dal latino “Jovis barba”, che significa “barba di Giove”.
​
4. SAN CHIARO, Abate di Vienne (+ c. 682) :
Celebrato la domenica più vicina al 2 gennaio.
​
San Chiaro nacque a sud di Vienne, nel Delfinato, nel VII secolo, in un luogo che oggi porta il suo nome, il comune di Saint-Clair-du-Rhône.
È una figura eminente del monachesimo viennese.
Rimase presto orfano di padre e fu allevato dalla madre vedova in un villaggio del Viennois chiamato Beauchamp.
Sua madre lo portava spesso a pregare o a partecipare agli uffici religiosi in vari santuari.
Sant’Adone riferisce nelle sue “Cronache” che, lasciando per via fluviale il monastero di Saint-Ferréol, sulla riva destra del Rodano (dove erano conservate le reliquie di san Ferréol e san Giuliano di Brive, ufficiali e soldati imperiali martirizzati nel III secolo), Chiaro, sua madre e tutto l’equipaggio furono minacciati di affondare tra le onde del Rodano; il piccolo Chiaro si volse verso la chiesa di Saint-Ferréol e gridò: «O Dio, nel cui Nome il beato Ferréol ha sofferto la morte, soccorrici, stiamo perendo!». Immediatamente, il fiume si calmò e l’imbarcazione fu spinta verso la riva.
Sua madre capì allora che doveva lasciarlo in educazione in quel monastero e tornò a Vienne, dove entrò in religione nel convento clausurato per vedove di Santa Blandina, dove Chiaro sarebbe diventato un giorno cappellano…
Il diocesi di Vienne fioriva di una moltitudine di monasteri, e Chiaro si ritirò in quello di Saint-Ferréol-Trente-Pas, uno dei più importanti, che contava all’epoca 400 monaci.
Si distinse lì per la sua santità, tanto che verso il 649 l’arcivescovo Caldeolde lo nominò abate di Santa Blandina (monastero riservato a vedove) e, poco dopo, abate del monastero di Saint-Marcel a Vienne (piccolo monastero di 30 religiosi).
La sua santità gli fece compiere numerosi miracoli durante la vita e dopo la morte.
Aveva il dono della profezia e quello di compiere guarigioni inspiegabili, miracolose.
guarigione di malati (ad esempio la superiora malata di Santa Blandina);
un monaco colpito da una crudele colica;
un uomo coperto di ulcere che guarì avvicinandosi al ruscello verso cui il santo aveva ordinato di condurlo;
scacciò il demonio da una serva del monastero mettendo le dita nella sua bocca;
fece crescere, dopo una notte di preghiera, nuove uve in una vigna di un monastero devastata dalla grandine;
costrinse il Rodano a restituirgli un religioso sul punto di essere trascinato via da un grosso pesce che stava pescando vicino al santo: il religioso uscì sano e salvo con il pesce che nutri tutta la comunità;
Diventando molto malato, fu avvisato della prossimità della sua morte.
L’agiografo aggiunge che san Chiaro ebbe la visione di un’assemblea celeste dalla quale uscirono san Marcel e santa Blandina, che gli annunciarono, tre giorni prima, la sua morte alle cinque.
San Chiaro si fece portare nella chiesa del monastero di Saint-Marcel, si coricò su un cilicio e si mise in preghiera.
Morì il 1º gennaio, verso l’anno 682, circondato da un odore meraviglioso.
Il suo corpo fu deposto, secondo il suo desiderio, nella chiesa di Santa Blandina, davanti ai martiri di Lione: davanti al corteo, un paralitico fu guarito.
Altri miracoli avvennero sulla sua tomba.
Il suo culto fu a lungo fiorente.
Più tardi, le sue reliquie saranno trasferite, conservate e venerate nella chiesa di San Pietro di Vienne, fino alla loro distruzione durante le guerre di religione, quando le truppe calviniste di François de Beaumont, barone degli Adrets, profanarono le reliquie di san Chiaro, nell’aprile 1562.
San Chiaro del Delfinato è il patrono dei bottai.
San Chiaro, a causa del suo nome, è invocato dalle sarte e dai sarti, per proteggere la loro vista.
Nelle regioni del Delfinato, del Lyonnais, dell’Alvernia o ancora della Savoia, è considerato un santo taumaturgo per gli occhi.
Lo si invoca dunque per la “protezione degli occhi e la guarigione delle affezioni oculari”, come si esprime nell’espressione “San Chiaro che fa vedere chiaro”.
È, secondo Arnold van Gennep, “per la stessa ragione il patrono dei tagliapietre, che corrono costantemente il rischio di essere accecati da schegge e polvere”.
È anche il santo patrono dei vetrai e degli ottici.
È inoltre venerato quando si desidera un tempo chiaro, senza pioggia.
San Chiaro protegge dal fulmine il parroco di Ceyreste.
San Chiaro è il patrono delle città di Bormes-les-Mimosas e del Castellet.
Salernes e Le Lavandou hanno un quartiere San Chiaro.
Il suo culto fu confermato nel 1907.
La chiesa parrocchiale del Castellet, dedicata a San Chiaro, ha come titolare la Trasfigurazione del Santo Salvatore.
È conosciuta fin dalla sua fondazione con il nome di Saint-Sauveur, e fu costruita nel corso dell’XI secolo.
Si nota sopra il suo portale d’ingresso ogivale, rimaneggiato nel 1677, una pietra araldica triangolare sulla quale figura la Croce angolata dei Templari.
Poiché non abbiamo trovato nulla che confermi la tradizione locale che dice che “i Templari possedevano anticamente il castello del Castellet”, questa Croce potrebbe indicare il loro soggiorno più o meno lungo in questa località.
​
5. Preghiera antica a San Chiaro per tutte le malattie degli occhi :
​
O san Chiaro, degno di Dio,
clemente, buono, giusto, benefico, illustre capo dei Bretoni, più brillante del fuoco;
rallegra gli occhi che piangono e che sono privati di luce;
illumina gli spiriti, esaudisci coloro che ti invocano dignitosamente.
Così sia.
.png)
